Che cos’è l’invecchiamento? Perché si invecchia? Perché la Natura (o il Creatore, o il Destino o qualunque cosa a cui vogliamo credere) permette che un organismo, non appena nato, inizi subito il suo lungo, lento declino che lo porta verso l’inesorabile morte? In quali modi possiamo ritardare il processo d’invecchiamento e assicurarci un’ottima qualità di vita con l’avanzare dell’età?
Cerchiamo innanzitutto di capire che cos’è l’invecchiamento. L’invecchiamento è una condizione progressiva dell’organismo, che introduce diverse modificazioni che interessano il nostro corpo, sia ai livelli più esterni e più visibili che ai livelli più interni, fino ad arrivare a livello cellulare e molecolare.
Come l’invecchiamento modifica il nostro corpo
Cambiamento dell’aspetto. Tutti noi riusciamo ad identificare grosso modo la fascia di età di un individuo, perché sappiamo cosa cambia nel nostro organismo a una certa età. Cambiano il colore dei capelli; si modificano la consistenza, la qualità e l’aspetto della pelle; si riducono le masse muscolari; compaiono le rughe e via dicendo. Tutti questi fattori ci portano ad “etichettare” un individuo, associandolo a una determinata fascia di età.
Perdita di funzionalità. Al di là dei cambiamenti nell’aspetto esteriore, a livello dei vari apparati si verifica una vera e propria perdita di funzionalità. Tutti sappiamo che la forza fisica diminuisce, così come la fertilità. Le donne, ad esempio, da un certo punto in poi non hanno più la possibilità di procreare. Anche nell’uomo la capacità di riprodursi va abbassandosi con l’età, anche se il cambiamento è più graduale e lento. Quando siamo un po’ avanti con gli anni diminuisce la resistenza ossea: alle persone anziane molte volte basta un urto relativamente leggero per rimediare una frattura ossea. perché le capacità di resistenza dell’osso sono notevolmente diminuite.
Disfunzioni ormonali. Scendendo a livello molecolare, sappiamo che diminuisce la risposta agli ormoni e molto spesso anche la quantità di ormone circolante nell’organismo. Alcuni degli ormoni interessati sono molto importanti per il mantenimento dei parametri fisiologici. A volte si verifica una mancata risposta ad ormoni che sono presenti a livelli normali; in altri casi, semplicemente, si rileva un depauperamento degli stessi: basti pensare all’ormone della crescita o al testosterone. Tanto è vero che alcune scuole di pensiero della medicina anti-ageing si concentrano specificamente sulle carenze ormonali e stanno sperimentando dei protocolli specifici, cercando di arrivare a degli schemi terapeutici che possono essere efficaci nel rallentare l’invecchiamento dell’organismo.
Che cos’è l’invecchiamento
Se volessimo provare a fare una sintesi globale di quello che è l’invecchiamento dell’organismo, potremmo dire che l’invecchiamento è la diminuita capacità riparativa del danno cellulare. Dal momento della nascita siamo continuamente sottoposti a danno cellulare, ma il nostro organismo è perfettamente efficace non solo nel ripararlo, ma anche nel far sì che il danno cellulare si trasformi in qualcosa di positivo, in qualcosa di costruttivo.
Volendo citare un esempio classico, pensiamo all’allenamento fisico. Quando svolgiamo un esercizio fisico, soprattutto se a un regime un po’ più elevato del nostro standard, allora subiamo un danno muscolare. Le cellule muscolari subiscono dei danni perché cercano di mantenere lo sforzo costante, per poter fare in modo che riusciamo a svolgere il compito che ci eravamo prefissati. Questo si traduce in un danno muscolare che è anche rilevabile nel sangue.
Ci sono degli indici, come il Cpk, che ci fanno capire quanto il muscolo è stato danneggiato dopo un esercizio fisico. Il nostro organismo però fa una cosa straordinaria: non soltanto ripara il danno, ma addirittura fa in modo che la cellula si fortifichi. Di modo che la prossima volta che sarà sottoposta al medesimo stress potrà resistere meglio.
Ora, tutti gli altri sistemi del nostro organismo funzionano più o meno allo stesso modo, qualunque cosa succeda: che si tratti di un trauma esterno che provoca una ferita, o di una cellula impazzita che, se lasciata a se stessa, può dare vita a un tumore, l’organismo interviene con il sistema immunitario e con tutti i sistemi riparativi di cui dispone, per fare in modo che il danno venga riparato e addirittura in molti casi ottimizzato.
Purtroppo con l’andare avanti dell’età la nostra officina interna perde di efficienza, quindi il danno si comincia ad accumulare e piano piano evolve in quelle che sono le patologie d’organo. Più danni ripetuti portano un organo (il cuore, il fegato, i reni, il pancreas, ecc.) a funzionare via via peggio, fino ai casi estremi in cui la compromissione è tale da causare il decesso dell’organismo.
Ne consegue che qualunque nostro tentativo di influenzare il processo di invecchiamento deve tener conto di questi meccanismi. Tutti i nostri tentativi di influenzare l’invecchiamento corporeo, di cercare di rallentarlo il più possibile, devono essere mirati a stimolare positivamente le capacità rigenerative dell’organismo. O, quantomeno, a fare in modo che la perdita di queste capacità avvenga il più tardi possibile, permettendo quindi al nostro corpo di essere riparato il più possibile man mano che va verso l’involuzione.
Perché si invecchia
Torniamo alla domanda iniziale: perché si invecchia? Non sarebbe tutto più semplice se gli uomini fossero progettati per vivere per sempre, con un organismo in grado di mantenere costanti nel tempo le sue capacità riparative e quindi di garantire l’eterna giovinezza?
Sicuramente è una domanda cui è molto difficile rispondere. Se andiamo ad esaminare da un punto di vista scientifico quello che succede in natura, scopriamo che la natura non ha interesse a farci vivere a lungo. Quello che le interessa è semplicemente farci riprodurre, metterci nelle condizioni ottimali per perpetrare la specie e scongiurare l’estinzione. Una volta che l’organismo si è riprodotto, alla natura non interessa che si viva 40 anni o 150.
Per averne conferma basta osservare come l’estensione della vita nel regno animale sia estremamente variabile. Ci sono delle farfalle che vivono soltanto tre settimane, giusto il tempo per riprodursi. Similmente i salmoni i quali, peraltro, dopo un ciclo riproduttivo muoiono. Vi sono poi animali che vivono molto più a lungo e l’essere umano è senz’altro fra quelli che vivono di più. La natura tende a selezionare gli individui che hanno più probabilità di potersi riprodurre, anche quando queste caratteristiche vanno ad influenzare negativamente la durata della vita.
Facciamo un esempio chiarificatore. Persone che hanno un ormone della crescita molto elevato, così come altri ormoni molto attivi, possono essere predisposti in maniera spiccata per la riproduzione. Tuttavia in tarda età questi stessi ormoni possono diventare estremamente deleteri, perché possono favorire lo sviluppo di tumori o di patologie cardiovascolari. Ebbene, alla natura questo non interessa: ci vuole forti, il tempo sufficiente a dare vita a una progenie altrettanto forte che tramandi la specie, ma per il resto… Sono affari nostri! Per la natura la trasmissione dei geni del nostro codice genetico ha la priorità sulla sopravvivenza dei singoli individui.
Malgrado tutto questo e nonostante non abbiamo ancora scoperto l’elisir dell’eterna giovinezza, c’è una buona notizia: l’invecchiamento può essere contrastato efficacemente, rallentandolo. L’invecchiamento di per sé è come un fiume che scorre in discesa, però sta a noi determinare se il fiume correrà veloce come in delle rapide, oppure se scivolerà via dolcemente. Abbiamo un ruolo attivo nel fare in modo che la nostra vita duri di più e soprattutto che l’aspettativa di salute sia più lunga. Delle due, l’aspettativa di salute è la cosa più importante e da privilegiare: purtroppo negli ultimi decenni le cose sono andate in direzione opposta.
Il genere umano ha allungato notevolmente le aspettative di vita, ma non l’aspettativa di salute. Per dirla fuori dai denti: sono aumentati gli anni che l’individuo passa in farmacia, in ospedale o in una casa di riposo, quando non più autosufficiente. Per fortuna, entro certi limiti possiamo ancora intervenire in quest’ambito. Abbiamo la facoltà di modulare il nostro processo di invecchiamento, per far sì che l’eredità scritta nel nostro DNA, sebbene non possa essere prolungata, sia quanto meno ottimizzata. Quello che ci è stato donato ce lo possiamo godere al meglio, e questo risultato lo si ottiene curando lo stile di vita.
Se andiamo a vedere le cause di morte più frequenti notiamo che 100 anni fa queste erano soprattutto malnutrizione e infezioni, ovvero scarsità di cibo e incapacità di reagire alle infezioni più grandi che attaccavano il nostro organismo. Oggi, invece, per lo meno nel nostro mondo occidentale (quello che chiamiamo “civilizzato”) la stragrande maggioranza delle morti avviene per ipernutrizione e stile di vita non adeguato. In pratica si mangia troppo, ci si muove poco e si è sopraffatti dallo stress. Non lo stress “naturale”, cioè quello dovuto alla sopravvivenza, ma lo stress ingenerato da cose non naturali che ci siamo creati quotidianamente, cose per le quali non siamo stati programmati.
Ho letto su una rivista scientifica autorevole che se con una bacchetta magica si riuscisse a cancellare dalla faccia della Terra sovrappeso e sedentarietà, l’ottanta per cento delle malattie praticamente scomparirebbero. Infatti oggi le primarie cause di morte sono le malattie cardiovascolari, i tumori, il diabete e altre patologie che potrebbero essere drasticamente ridotte, se non addirittura scongiurate, qualora riuscissimo a tornare ad uno stile di vita un po’ più confacente alle nostre caratteristiche e adatto alle nostre possibilità.
Come rallentare l’invecchiamento
Che cosa possiamo fare allora per contrastare l’invecchiamento e lo scorrere del tempo? Concretamente, tre cose.
Seguire una corretta alimentazione. Lungi da me il sostenere che dobbiamo rinunciare a concederci ogni tanto una bella abbuffata di pizza in compagnia degli amici, oppure che non dobbiamo rendere onore a un banchetto di nozze ricco di ogni ben di Dio: quello che dobbiamo mettere a punto non è l’eccezione, ma lo standard, la quotidianità. L’eccezione non fa la regola e per questo non provoca danni sostanziali. Anzi, da un certo punto di vista può essere utile, un po’ come lo stimolo sportivo che danneggia il muscolo ma ne determina un rafforzamento.
Ma la quotidianità se è sbagliata porta a problemi variegati, che inevitabilmente si concretizzano in un invecchiamento accelerato e soprattutto in una perdita di salute più accelerata. Siamo quello che mangiamo, per cui dobbiamo essere attenti a ciò di cui ci nutriamo. Senza fare i fondamentalisti, è cosa opportuna pianificare la propria alimentazione. Un po’ come sul lavoro, dove andiamo a pianificare i nostri obiettivi e li perseguiamo con attenzione nel tempo per ottenere i risultati attesi. Anche nell’alimentazione, per ottenere risultati occorrono tempo, costanza e attenzione.
Fare attività fisica. Non siamo fatti per stare seduti alle scrivanie. Nel mondo di oggi dobbiamo farlo, per moltissimi di noi il nostro lavoro è sostanzialmente questo, però dobbiamo tornare al movimento. Il nostro fisico, i nostri sistemi hanno bisogno di movimento: pretendere di poter vivere bene senza fare attività fisica è come pensare che il motore di un’auto possa funzionare senza olio lubrificante.
Gestire lo stress. Nessuno di noi può pretendere di vivere una vita libera da stress. Alcuni sono soggetti a stress “standard”, cioé gli stimoli esterni minimi che dobbiamo sopportare semplicemente per il fatto di vivere. Altri purtroppo hanno problemi più grossi e sono soggetti ad un regime di stress molto più elevato. Dal momento che il più delle volte non possiamo eliminare i fattori di stress, l’unica cosa che possiamo fare è imparare a gestirli. L’attività fisica ci aiuta moltissimo anche in questo, però dobbiamo considerare anche degli strumenti più specifici. Le culture orientali ci possono sicuramente insegnare qualcosa al riguardo, visto che danno molta importanza non soltanto all’allenamento fisico, ma anche all’allenamento mentale. Ci sono tantissimi modi per allenare la mente a drenare lo stress: dalla semplice lettura di un libro mezzora al giorno, a esercizi di rilassamento strutturati, fino a delle discipline superiori come lo yoga, il rilassamento muscolare progressivo, la meditazione e così via. La preghiera stessa può definirsi un momento di meditazione. Dobbiamo imparare a dedicare un momento della giornata al management del nostro stress.
Con questi 3 semplici ingredienti possiamo costruire un nostro programma personalizzato, piacevole da subito e via via più articolato mano a mano che facciamo progresso. Seguendolo in modo costante potremo non solo aggiungere un po’ di anni alla nostra vita, ma soprattutto aggiungeremo un bel po’ di vita ai nostri anni.